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di Giuseppe Longo
GORIZIA – Un “Requiem per la Pasqua” che si è tramutato in un pressante appello per la pace nel mondo, attraversato da tante crisi e inquietudini. Lo hanno elevato, dalla Chiesa di Sant’Ignazio Confessore a Gorizia e la sera precedente da quella di San Pietro Martire a Udine, i bambini e ragazzi dei cori giovanili d’Italia e Slovenia che hanno partecipato alla riuscitissima interpretazione, con la Fvg Orchestra, della struggente ma nel contempo serena pagina che Gabriel Fauré (1845-1924) dedicò a chi ha lasciato questa terra. Un’opera scritta dopo quella verdiana, ma che propone tutt’altro modo di vedere il passaggio alla vita eterna, non con toni cupi e severi – tanto che il compositore francese tralasciò il “Dies irae”, dove la temuta sentenza divina appare in tutta evidenza -, ma con un messaggio di dolcezza e di speranza, dove il timore della condanna è sopraffatto dalla luce della grazia. Uno stile, dunque, che si discosta di molto dai Requiem più noti, come appunto quello di Verdi ma anche di Mozart, che era stato sottolineato nella prima serata in un’applaudita presentazione da monsignor Giulio Gherbezza, sacerdote-musicista, facendo gli onori di casa nella Chiesa del centro storico udinese affidata alle sue cure, dopo un breve saluto da parte di Claudio Mansutti, direttore artistico della Sinfonica regionale, che ha parlato pure nel Tempio gesuitico, bellissimo esempio di barocco tedesco, della centrale piazza Vittoria nel capoluogo isontino, ringraziando la Parrocchia per l’ospitalità.
Il concerto, che in entrambe le occasioni ha richiamato un pubblico foltissimo ed entusiasta, è stato diretto dal maestro Filippo Maria Bressan e a “dialogare” con gli strumenti è stato il coro giovanile italo-sloveno, preparato da Anna Molaro, assieme a quello delle voci bianche, mentre le parti soliste sono state efficacemente sostenute dal soprano Giulia Caccavello e dal baritono Nicola Patat. Ad aprire le due serate il delicato brano “Le tombeau de Couperin” che Maurice Ravel (1875-1937), da tutti conosciuto per il famoso “Bolero”, dedicò ai compatrioti caduti nella Grande Guerra. Quindi a Gorizia un piccolo cambio di programma, con l’inserimento del suggestivo “Cantique de Jean Racine” che Gabriel Fauré compose poco prima della Messa per i defunti e che a Udine era stato invece regalato, alla fine del concerto, come applauditissimo bis. Ed ecco il Requiem in re minore op. 48 scritto tra il 1887 e il 1890. Un testo in latino, della durata di circa mezz’ora, che riprende i brani tipici della liturgia, partendo dall’Introito con il Kyrie al termine del quale però si passa subito, tralasciando appunto il Dies irae, all’Offertorio che comincia con il “Domine Jesu Christe rex gloriae” e prosegue con l’intenso “Hostias” cantato dal baritono. Quindi il Sanctus, dolcissimo e festoso, intonato dalle voci bianche, seguito anziché dal tradizionale Benedictus dal Pie Jesu, eseguito dal soprano, l’unico brano tratto dalla sequenza omessa. Ed ecco l’Agnus Dei e il Libera me, l’invocazione finale aggiunta soltanto in un secondo tempo a quello che per Faurè doveva essere un “Petit Requiem”. Un brano insolitamente concluso da In Paradisum, testo che non fa parte della Messa ma delle Esequie. E qui le voci bianche hanno dato il meglio, descrivendo con grande serenità il dolce abbandono dell’anima nelle mani di Dio.
Insomma, due grandi serate di musica che Fvg Orchestra ha donato alle città di Udine e Gorizia. Accanto al Coro giovanile italo-sloveno, con soprani, contralti, tenori e bassi, è stato molto applaudito il coro di voci bianche formato da Zbor Glasbenega centra Edgar Willems, diretto da Mateja Tomac Calligaris; Pueri Cantores del Duomo di Udine, preparati da Annamaria Dell’Oste, e Coro di voci bianche PiccoloròCnoN, diretto da Giovanni Molaro. Insieme hanno sottolineato l’atmosfera di riflessione che caratterizza la Settimana Santa introducendo il credente alla gioia pasquale, alla speranza nella vita che risorge sconfiggendo la morte. Quella che Gabriel Faurè ha interpretato con il suo Requiem, lontano dai toni severi del giudizio ma che ci trasmette un messaggio di serenità e di pace. Proprio quello che è sgorgato dalle bellissime voci dei cori giovanili espresse da famiglie italiane e slovene. E tutto nello spirito di collaborazione transfrontaliera e di pace che accomuna Gorizia e Nova Gorica, e quindi Friuli Venezia Giulia e Slovenia, in Go!2025, la Capitale europea della cultura.
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In copertina e qui sopra i protagonisti del concerto con il maestro Bressan in Sant’Ignazio a Gorizia; all’interno, la serata in San Pietro Martire a Udine, presentata da monsignor Gherbezza.