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Gorizia, città di frontiera assieme alla sua gemella slovena Nova Gorica, rappresenta il palcoscenico eletto per portare in scena la storia della dissoluzione dell’impero austro-ungarico, un passo epocale per l’Europa e oggi quanto mai attuale in un presente in cui si infiammano nuovi conflitti e si riaccendono vecchi populismi. Sabato 11 maggio, alle 20.45, al Teatro Verdi di Gorizia, va in scena in prima assoluta “La Cripta dei Cappuccini”, ispirata al romanzo capolavoro di Joseph Roth, il primo spettacolo di una trilogia che, a sua volta, fa parte del progetto Inabili alla morte/Nezmožni umreti, commissionato a Mittelfest dalla Regione Fvg e inserito da Go!2025 come evento ufficiale di Capitale Europea della Cultura 2025.
La Cripta dei Cappuccini vede la regia di Giacomo Pedini – direttore artistico di Mittelfest e ideatore dell’intero progetto – e la produzione di Associazione Mittelfest ed è tratto direttamente dall’omonimo romanzo di Roth, con l’adattamento di Jacopo Giacomoni. Nei panni del protagonista, l’impacciato viveur viennese, Francesco Ferdinando Trotta, c’è Natalino Balasso, attore, comico e autore di teatro, cinema, libri e televisione: è lui a restituirci lo sguardo di Trotta, dilapidatore e gaudente rampollo di buona famiglia, accompagnato da una galleria di amici, cugini, madri, moglie e fidanzate, avventurieri, millantatori, soldati e nobili decaduti, con cui ci viene mostrata la frantumazione dell’impero sovranazionale, inghiottito nel gorgo della Grande Guerra, e di un Novecento già in odor di nazismo.

«Mettere in scena, per la prima volta Italia, “La Cripta dei Cappuccini” è una sfida molto appassionante perché la storia, adattata assieme a Jacopo Giacomoni, unisce teatralmente due dimensioni – spiega Pedini -. Da un lato, attraversa 25 anni dell’Europa fino al 1938, un nodo cruciale del passato del nostro continente e anche dell’assetto del mondo di oggi; dall’altro, ancor più importante, fa sì che il racconto passi attraverso un universo di personaggi che apparentemente non sono protagonisti dei mutamenti, ma che ne sono influenzati e li influenzano con i loro comportamenti, in quella dimensione quotidiana che fa la misura di un’epoca. C’è lo strano e conflittuale rapporto di Trotta con la madre e la sua storia d’amore infelice e spiazzante con Elisabeth, c’è tutto il mondo indolente dell’aristocrazia dell’epoca, c’è la tragedia del mondo popolare, ci sono gli anni ’20 pieni di predicatori, pseudo-imprenditori e millantatori. Il cast è magnifico: dieci attori di grande intelligenza e finezza che sanno alternare momenti buffi e grotteschi ad altri fortemente seduttivi e commoventi».

Sotto la regia di Pedini, nel cast, oltre a Natalino Balasso, ci sono (in o.a.) Nicola Bortolotti, Primož Ekart, Francesco Migliaccio, Ivana Monti, Alberto Pirazzini, Camilla Semino Favro, Giovanni Battista Storti, Simone Tangolo e Matilde Vigna. «Tutto il campionario umano presente sul palco ha molti rimandi con il nostro presente e proprio lì sta la parte più appassionante del lavoro fatto in questi mesi: – continua Pedini – abbiamo inserito elementi linguistici, vocali e visivi volutamente contemporanei, anacronismi che hanno eco sul nostro tempo. Il lavoro registico si è dipanato su più piani con giochi lessicali, costumi tra passato e presente, e anche attraverso le musiche di Carrara che giocano a ricostruire rimandi musicali dell’epoca insieme a sonorità contemporanee. Insomma, La Cripta dei cappuccini è un gioco di specchi a più livelli in cui gli attori ci traghettano attraverso la storia di personaggi non così tanto lontani da noi. Il tutto condensato in un’unica scena che, grazie alla grande giostra, gioca con il passato e con i continui rimandi al presente. La Cripta dei cappuccini è una dantesca discesa agli inferi e, allo stesso tempo, un grande melò mancato dentro il turbinio della storia».

Sul palco, infatti, il vortice degli eventi che squassano la storia e i protagonisti è rappresentata da una giostra: la scenografia ideata da Alice Vanini, infatti, è un meccanismo che gira e dentro cui i diversi luoghi del romanzo e i quasi trent’anni di storia europea vivono in una logica di turbinio e girandola inarrestabile capace di mangiare e spazzare via cose ed umani, lasciando in piedi solo chi vi resiste. Di questa vasta giostra europea che gioca a dominare tutto resterà in piedi uno scheletro alla fine della Seconda guerra mondiale, scheletro destinato ad altri pezzi del mondo con l’avvento della Guerra Fredda. Le musiche originali sono un tributo al talento e all’alta professionalità musicale del Friuli Venezia Giulia: commissionate al compositore pordenonese Cristian Carrara, sono eseguite e registrate dalla Fvg Orchestra, diretta dal maestro Paolo Paroni.

 A partire da La Cripta dei Cappuccini, l’intero progetto di Inabili alla morte/Nezmožni umreti si dispiega tra maggio 2024 e novembre 2025, a cavallo tra Gorizia e Nova Gorica, con rappresentazioni teatrali e radiodrammi in entrambe le lingue, una pubblicazione editoriale, un documentario e un podcast. Il progetto si svolge in Media partnership con RAI Radio 3, RAI FVG e Radio Slovenija, Program Ars, che trasmetteranno anche i radiodrammi che affiancano le rappresentazioni teatrali. Per questo primo capitolo, la trasmissione radiofonica su RAI Radio3 è prevista a maggio 2024, con un’ulteriore riduzione del testo a cura di Giacomo Pedini e Jacopo Giacomoni, e per le voci di Nicola Bortolotti, Francesco Migliaccio, Camilla Semino Favro, Simone Tangolo, con produzione radio affidata a Rai Fvg.

Sono inoltre partner del progetto Fvg Orchestra, Pordenonelegge.it e ArtistiAssociati Gorizia. Un ringraziamento particolare va alla direzione Cultura della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per il sostegno e la collaborazione.
Venerdì 10 maggio è in programma un’anteprima alle 19.30 aperta al pubblico giovane under26 e alle scuole del territorio.

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In copertina e all’interno il cast degli attori, il protagonista Natalino Balasso e il regista Giacomo Pedini nelle foto di Luca d’Agostino; infine, la Fvg Orchestra.

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