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di Giuseppe Longo

SAGRADO – Biagio Marin, la “vose” di Grado, scrisse anche una tenera Nina Nana che venne tradotta in musica, per soprano e pianoforte, da Cecilia Seghizzi. Ed è stato proprio questo breve ma dolcissimo brano, trascritto per orchestra d’archi da Carlo Grandi, ad aprire la seconda parte del concerto inaugurale del Festival Schippers, stagione 2023-2024, nell’accogliente atmosfera della barchessa di Castelvecchio, sopra Sagrado, sulle alture carsiche che furono teatro di aspri combattimenti durante le Grande Guerra, come ci raccontò il giovane Giuseppe Ungaretti. E questa sera, alle 20.45, lo stesso applauditissimo programma verrà replicato nella sala della Piccola Fenice, in via San Francesco a Trieste, mentre domenica l’appuntamento è nella Corte Marco d’Aviano di Palazzo Torriani a Gradisca d’Isonzo, per approdare infine al Mulino del Cinquecento a Terenzano di Pozzuolo. A eccezione di quello odierno nel capoluogo regionale, tutti i concerti sono con ingresso libero, fino a esaurimento dei posti.


Affascinante la scaletta di brani messa assieme dal direttore artistico del Festival, nonché “bacchetta” dell’Orchestra Thomas Schippers. Il maestro Grandi ha proposto, infatti, fra i prolungati applausi del pubblico, folto nonostante il maltempo, Arie e Danze d’Europa dal Romanticismo al Contemporaneo, esordendo con una serena Aria per archi di Ottorino Respighi, che la Schippers aveva eseguito anni fa dinanzi al re di Giordania, nel Teatro di Amman gremito in ogni ordine di posti. Quindi le Deutsche Tanze di Franz Schubert, dieci “perle” di grande fascino e presa sull’ascoltatore. Ed ecco l’Adagietto di Robert Kajanus, finlandese che fu grande interprete, dopo i superati dissapori, del conterraneo Jean Sibelius, prima di concludere con le coinvolgenti Transylvanian Dances di Bela Bartòk. Simpatica e suggestiva la sonatina Bear Dance, cioè la danza dell’orso, che fa immaginare quei meravigliosi paesaggi delle foreste rumene legate, però, a leggende misteriose che incutono timore.

Quindi il via alla seconda parte proprio con la poesia di “Biaseto” messa sul rigo da Cecilia Seghizzi, la compositrice goriziana figlia del grande Cesare Augusto dal quale ha ereditato il talento musicale che ha animato tutta la sua lunghissima vita: si è spenta infatti nel 2019 a ben 111 anni, un’età difficilmente eguagliabile. Per cui è dedicata proprio a lei questa terza e ultima parte del Festival Schippers, intrecciando la sua opera con quella di altri famosi autori della Mitteleuropa – area continentale di cui Gorizia e Nova Gorica saranno grandi interpreti nel 2025 nel loro prestigioso e ambito ruolo di “Capitale europea della cultura” – fino a oltrepassare le Alpi occidentali e appunto salire fino in Scandinavia. Del parigino Erik Satie la Schippers ha eseguito la malinconica Gymnopédie, nei movimenti lento, doloroso e triste, dopo i quattro Walzer per archi (nella revisione di Carlo Grandi) di Arnold Schoenberg, l’inventore della musica dodecafonica. Infine, il grande Johannes Brahms con le Danze Ungheresi: bellissima la seconda, ma soprattutto la quinta anche perché molto conosciuta e quindi più coinvolgente e trascinante. Tanto che i movimenti finali sono stati replicati ben due volte omaggiando il caloroso pubblico, al quale l’orchestra in versione cameristica ha donato anche una nuova esecuzione dell’iniziale brano respighiano. Tra il desiderio di continuare… Ecco, dunque, tutti i protagonisti: Laura Grandi, Marco Favento, Daniel Longo, Laura Furlan, Giulia Pontarolo, Lorenzo Mian, Simonetta Fumiato, Lea Pangerc (violini); Emma Krizsik e Giovanni Boscarato (viole); Massimo Favento e Katja Panger (violoncelli); Marco Abbrescia (contrabbasso). Ovviamente con la direzione del maestro Carlo Grandi.

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In copertina e all’interno alcune immagini del bellissimo concerto diretto da Carlo Grandi a Castelvecchio di Sagrado.

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