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di Giuseppe Longo

GORIZIA – Ai tempi dell’impero, Gorizia era conosciuta come “Nizza austriaca” per il clima mite, l’atmosfera tranquilla, la bellezza di giardini e palazzi, oltre che per il Collio ricoperto di vigneti. Per Max Klinger, pittore e scultore tedesco di fine Ottocento, era la «porta più bella aperta sull’Italia». Era il fascino mitteleuropeo che caratterizzava la piccola, ma importante, città di frontiera e che si respira ancora oggi, non solo nel suo paesaggio, ma anche nella cultura e nell’arte, e ovviamente nella musica. Come è avvenuto, allo spegnersi del 2023, al Kulturni Center “Lojze Bratuž”, con il 45° Concerto sinfonico di Fine anno che ha coronato la 44ma Stagione concertistica dedicata a Elena Lipizer, protagonista la Fvg Orchestra, diretta dalla bacchetta di Romolo Gessi.


Una meravigliosa serata di grande e bella musica, molto ben inserita nel filone delle iniziative che ci stanno portando all’ormai vicinissimo appuntamento con Go!2025 che vedrà la città sull’Isonzo, con la contermine Nova Gorica, Capitale europea della Cultura. Un concerto entusiasmante per l’azzeccato programma messo a punto dal maestro Gessi e conclusosi, come a Vienna, con la classica “Radetszky Marsch”, composta da Johann Strauss padre in onore del feldmaresciallo che riconquistò Milano dopo i moti rivoluzionari del 1848. Un brano che la Orchestra sinfonica del Friuli Venezia Giulia ha eseguito con brio ed energia, trascinando il pubblico che gremiva il bellissimo teatro e che non si è fatto pregare dal direttore nell’accompagnare con ritmati battimani i passaggi più significativi, proprio come avviene al Musikverein a Capodanno.
Il concerto si era aperto, invece, con la sempre amata Ouverture dalla “Carmen” di George Bizet, immediatamente seguita dalla monumentale “Rapsodia spagnola” per violino e orchestra di Édouard Victoire Antoine Lalo, che Gorizia ha voluto proporre nel 200° anniversario della nascita dell’autore. In quest’opera, come nella successiva “Tzigane” di Maurice Ravel, l’uditorio è stato rapito dalla bravura e dalla grinta del violinista kazako Ruslan Talas, volto già noto al pubblico isontino in quanto insignito appena nel 2022 del primo premio alla 41ma edizione del Concorso internazionale di violino “Rodolfo Lipizer”. Scroscianti gli applausi, tanto che il giovane musicista ha voluto ringraziare la calorosa platea con una celebre pagina di Johann Sebastian Bach.


Quindi, dopo i tre grandi autori francesi, ecco la seconda parte durante la quale è stato molto applaudito e acclamato il soprano Giulia Della Peruta, che ha regalato numerosi virtuosismi nonostante l’appena superata sindrome influenzale. Sempre bellissima l’Aria della Bambola da “I Racconti di Hoffman” per soprano e orchestra nella quale il maestro Gessi si è incaricato del simpatico “ricaricamento con manovella” immaginata sulla schiena della cantante. La quale è stata molto applaudita anche in un brano tratto da “Il Pipistrello” di Johann Strauss figlio, autore pure della Polka Schnell dai ritmi e colori magiari che ha fatto il paio con la stupenda “Danza ungherese n. 7” per sola orchestra di Johannes Brahms che l’aveva preceduta. Ma questa seconda sezione si era aperta con un coinvolgente valzer di Franz Lehar, il re dell’operetta, conosciuto durante la sua attività anche a Gorizia, oltre che a Trieste e a Pola dove dirigeva le Bande della Marina Militare. Composizione seguita da una brillante pagina sinfonica dell’austriaco Carl Zeller e dalla magnifica “Danza Slava” di Antonin Dvořák. Il clima mitteleuropeo della serata ha raggiunto uno dei suoi momenti più intensi quando la Fvg Orchestra ha eseguito le Storie del bosco viennese, sempre della insuperabile famiglia Strauss. Una passeggiata in musica nelle magiche atmosfere del “Wienerwald”, tra i cinguettii di uccellini e il rincorrersi di scoiattoli sugli alberi che hanno fatto assaporare al pubblico goriziano il clima bucolico che circondava la capitale dell’Impero.

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In copertina, il soprano Giulia Della Peruta; all’interno altre immagini del concerto con al centro il violinista Ruslan Talas.

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