Views: 3
La fotografia come un occhio vigile ed empatico, una straordinaria “macchina del tempo” per documentare un mondo e una cultura plurisecolare che si vanno lentamente dissolvendo: nel caso della foto-artista Ulderica Da Pozzo, la fotografia è anche un prezioso archivio di memoria, per restituire l’impronta delle “cose” dimenticate nelle stanze e nelle case oggi abbandonate nella sua Carnia e in tutta la montagna, e poi da Erto alle Valli del Natisone, al Friuli di mezzo. È questo il filo rosso della personale “Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria”, dedicata proprio alla fotografia “calda” e sensibile di Ulderica Da Pozzo, alla sua capacità di riconoscere un valore identitario, soggettivo e collettivo, a cose e luoghi dove è riconoscibile un rapporto autentico con il passato e le sue tracce.
L’artista alla mostra di Pordenone.
«È una mostra – racconta l’artista – che spiega la forza della fotografia, la sua capacità di raccontare luoghi e persone che non ci sono più. Come per il mio borgo, Campivolo, nella parte più antica di Ravascletto. L’ho visto trasformarsi, nel tempo, e adesso non c’è più. In questa mostra ci sono gli echi di quel tempo, quarant’anni di sguardi e di stanze che nel tempo sono cambiati, oggi spesso sono vuoti e disabitati. Nel mio lavoro di fotografa da sempre cerco il tempo, nelle cose: soprattutto il tempo che non c’è più».
Promossa dal Centro Iniziative Culturali Pordenone, curata dal critico e storico dell’arte Angelo Bertani, il percorso espositivo propone 55 opere fotografiche di alto valore antropologico, che risalgono agli anni ’90. La mostra si aprirà domani alle 17.30, nella Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone, in Via Concordia 7 a Casa Zanussi, dove resterà visitabile fino al 5 aprile. È la numero 504 promossa dal Cicp, allestita per il coordinamento della presidente Maria Francesca Vassallo, che spiega: «Il Centro Iniziative Culturali Pordenone e la Galleria Sagittaria da tempo si dedicano alla fotografia. Nelle stagioni più recenti abbiamo proposto la retrospettiva dedicata a Italo Michieli fotografo (2023), una sequenza di ritratti collettivi realizzati dagli anni ’50 agli anni ’70 nel territorio del Friuli Occidentale. E ora è la volta della mostra dedicata all’opera di Ulderica Da Pozzo, la professionista friulana che ha meritato autorevoli riconoscimenti per il suo ritratto realistico, pregnante e antiretorico della gente di Carnia, la sua terra d’origine. Ancora una volta intendiamo offrire un’interpretazione della fotografia né occasionale né spettacolaristica, ma intesa come una forma di analisi del nostro tempo da accostare, con autorevole e autonoma specificità, alle altre forme di cultura visiva».
«Nella fotografia di Ulderica da Pozzo – sottolinea il curatore Angelo Bertani – traspare la consapevolezza che un mondo e una cultura plurisecolari si stanno lentamente dissolvendo: e che la fotografia si assume allora il compito di dare conto di questo processo, ma al tempo stesso di salvare tracce e memoria per affidarle alle cure di una collettività che vi si riconosce. Una sezione della mostra presenta proprio una sia pur sintetica selezione delle tante fotografie che da Ulderica Da Pozzo ha dedicato non episodicamente a porte e finestre di vecchie abitazioni contadine: simbolo dello scambio vitale tra interno ed esterno, che riguarda non solo le abitazioni ma soprattutto le esistenze degli uomini e delle donne che in quelle case hanno vissuto. Un’altra sezione della mostra è dedicata proprio alle stanze ormai vuote di quelle abitazioni. Un vecchio materasso abbandonato o il focolare in rovina sono di per sé eloquenti, così come quella tavola con le sedie ben disposte attorno sembra essere, in un tempo sospeso, predisposta per accogliere ancora la famiglia o gli amici per una bevuta in compagnia. Vi è poi la sezione dedicata più propriamente alle cose, agli oggetti carichi di ricordi, sentimenti, empatia, e ancora scorrono in mostra alcune foto dei fuochi epifanici, a sottolineare l’energia vitale che può originarsi dal passato e ricongiungersi al presente attraverso la tradizione. In una nicchia appartato troveremo l’immagine di un’anziana di paese che si copre il volto con un giornale: non vuole essere fotografata. Negando la sua immagine l’anziana donna ci fa capire che la sua vita coincide ormai con il ricordo. Le cose divengono così ‘miniature d’eternità’ e si aprono un ‘varco nel tempo’ verso l’assoluto».
Visite con ingresso gratuito da lunedì a sabato in orario 9/19. Il catalogo è disponibile in Galleria e su richiesta Info Centro Iniziative Culturali Pordenone, tel 0434.553205 Info e prenotazione visite guidate presso CICP www.centroculturapordenone.it/cicp cicp@centroculturapordenone.it
—^—
In copertina e all’interno due immagini emblematiche di Ulderica Da Pozzo: una vecchia camera da letto a Prato Carnico e la culla di un bimbo a Coderno di Sedegliano.