Views: 1
“Il vino è un valore reale che ci dà l’irreale”, diceva il celebre critico enogastronomico Luigi Veronelli. L’irreale di un universo di valori e suggestioni che si riflette nella relazione privilegiata tra l’uomo, la terra e i suoi frutti. Dopo tutto, il vino è di per sé una forma d’arte: è storia, filosofia, cinema, musica, letteratura e persino scienza, chimica e matematica. Ed è soprattutto racconto pittorico, sin dai tempi più antichi.
La lunga e sorprendente relazione tra l’arte e il vino è al centro dell’incontro “Il vino nell’arte figurativa”, in programma oggi, alle 20.30, all’azienda agricola Conte Collalto di Susegana con ingresso libero, nell’ambito del Festival della Cultura di Moriago diretto da Lorena Gava. Ed è proprio la critica e direttrice artistica della manifestazione a guidare la serata accompagnando il pubblico in un viaggio dagli albori della nostra storia a oggi partendo anche da un luogo-simbolo nel cuore delle Colline Unesco, proprio l’azienda agricola Conte Collalto di Susegana che, secondo la rivista specializzata Wired Italia, è una delle più antiche al mondo, l’ottava.
La serata, che sarà accompagnata anche dalla proiezione di immagini, scorrerà per tappe, in un itinerario che spazia da Egizi, Sumeri, Assiri e Babilonesi fino alla civiltà ellenica, quando il vino assume una connotazione culturale di grande rilievo: a Dioniso, infatti, si attribuiscono poteri speciali legati al rinnovamento della vegetazione, della vita, delle stagioni. Il vino, frutto prezioso della terra, viene considerato una sorta di dono che il dio ha dato agli uomini per scordare gli affanni e liberare lo spirito nella gioia dei banchetti. Tra i Romani, Dioniso è conosciuto coi nomi di Libero o Bacco e viene identificato con la testa coronata di edera o di vite e con il tirso, un bastone generalmente di corniolo sormontato da una pigna e utilizzato per far zampillare il vino. Michelangelo sul finire del 1400 scolpisce un Bacco, oggi al Museo del Bargello a Firenze, in apparente stato di ebbrezza, con la bocca semiaperta e le pupille rivolte verso l’alto. Il culto del dio Bacco a Roma, dopo una diffusione celebrativa e libertina, conosce una dimensione più iniziatica ed esoterica legata alle dimore degli aristocratici. «È la versione del dio – spiega Lorena Gava – che nel celebre dipinto di Caravaggio conservato agli Uffizi, si appresta a veicolare un messaggio di speranza e resurrezione. Il vino versato nella coppa è simbolo del sangue di Cristo offerto come redenzione e salvezza».
L’ARTE VENETA – La storia dell’arte veneta pullula di raffigurazioni legate al vino: dal Baccanale degli Andrii di Tiziano, trionfo di sensualità, musica, erotismo, al celebre dipinto delle Nozze di Cana di Veronese, agli affreschi della palladiana Villa Barbaro a Maser dello stesso Veronese, in cui accanto alla Stanza di Bacco spiccano le volte dominate da pergolati di viti lussureggianti innalzate al cielo. Sempre Palladio a Villa Emo, nel Secondo Libro dell’Architettura, sottolinea la posizione delle cantine, che devono essere sottoterra, disposte a settentrione perché il sole non renda debole e quindi guasto il vino.
DAL RINASCIMENTO ALL’OTTOCENTO – L’excursus di Lorena Gava procede poi nel Rinascimento, nelle varie versioni del tema di Bacco e Arianna, dai Canti Carnevaleschi di Lorenzo dei Medici a Firenze ai dipinti di Piero di Cosimo fino agli affreschi di Annibale Carracci a Palazzo Farnese a Roma: un’epoca che conduce all’esaltazione massima del piacere e della frenesia dei sensi. Il Seicento con le sue nature morte e tutte le insidie del tempo, sposta invece la riflessione sul tema della vanitas. In modo particolare nell’Europa fiamminga, abbondano le tavole in cui compaiono grappoli d’uva, ampolle o caraffe di vino con chiare allusioni cristologiche di grazia e redenzione. A partire dal Settecento, col fiorire delle Accademie di Agricoltura, la vitivinicoltura conosce ampie sperimentazioni. L’invenzione del tappo di sughero e l’uso di bottiglie di vetro scuro e pesante consentono una conservazione e fruizione più facile al punto tale che molte sono le raffigurazioni pittoriche in cui, su tovaglie da picnic, eleganti aristocratici brindano festosi all’aperto. Anche l’Ottocento francese regala momenti di assoluta spensieratezza e allegria accompagnati dal vino copioso. E la vivace “Colazione dei canottieri” dell’impressionista per eccellenza Renoir narra il clima di festa, di abbandono e di corteggiamento intorno alla tavola dominata da bicchieri e bottiglie. La vita en plein air che i borghesi trascorrono in compagnia, inondati di sole e di luce, restituisce sicuramente una dimensione esistenziale immediata e laica.
MUNCH E LE GUERRE – Ma l’indimenticabile tela di Munch dal titolo “Il giorno dopo”, del 1895, in cui una donna, distesa, appare tramortita dal sonno e dall’alcol, ci immette in un secolo, il Novecento, in cui il vino, spesso, è associato all’oblio, alla perdita del sé, alla solitudine e all’incomunicabilità. È il secolo delle guerre mondiali che porta con sé sofferenze e disincanti, e i linguaggi delle avanguardie, cubismo in primis, spezzano forme e assetti prospettici. Imperano collage di nature morte accanto a tele silenti di bottiglie metafisiche come raccontano Mafai, Sironi o Morandi.
La serata si concluderà con “L’Autunno in Versilia” di Plinio Nomellini, datata 1912, che nel tripudio di colori, di grappoli succosi che si mescolano al cielo e alla terra consegna un’ebbrezza visiva di grande magia. «È la stessa bellezza che i paesaggi delle Langhe, del Monferrato, del Chianti e di Conegliano-Valdobbiadene ci restituiscono attraverso i sipari di colline che si estendono generose di frutti profumati e dolci – conclude Lorena Gava -–. La fotografia testimonia dall’alto e dal basso il lavoro antico e moderno di generazioni che su questi luoghi hanno inciso i segni dell’anima, tessendo una tela i cui fili si legano al passato, e riferendoci al nostro Veneto, all’inconfutabile storia per immagini di Cima da Conegliano, Giorgione e Tiziano, insuperabili cantori di armonie e culture rurali».
—^—
In copertina, le colline di Conegliano viste con i colori di Salvino Boscolo.