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(g.l.) “Tragico San Michele” intitolò il capitolo principale del suo diario di guerra monsignor Beniamino Alessio, un prezioso volumetto che il Comune di Nimis aveva ripubblicato in copia anastatica nel 1984, quando a commemorare ufficialmente il 40° anniversario dell’Incendio di Nimis c’era l’allora presidente del Senato, Francesco Cossiga. Era infatti il 29 settembre – il giorno in cui ricorre la memoria dell’Arcangelo con la bilancia e la spada che scaccia il demonio – quando nel 1944 si scatenò la furia nazifascista, dando alle fiamme praticamente tutto il paese pedemontano quale rappresaglia in seguito all’intensificarsi delle azioni partigiane. La vendetta dell’invasore era stata preceduta appena un mese prima dall’Eccidio di Torlano.
E proprio stamane, festa di San Michele, Nimis celebra solennemente l’80° anniversario dell’Incendio, tragedia che sarà perennemente ricordata dal nome dato alla piazza del Municipio. La commemorazione è stata organizzata dal Comune unitamente alla Sezione ex Internati «al fine di riaffermare i valori della pace, della libertà e della democrazia». La cerimonia comincerà alle 11 con la Messa in Duomo in onore dei Caduti. Seguirà il corteo verso il Parco delle Rimembranze dove saranno deposte corone d’alloro dinanzi ai monumenti dedicati alle vittime di tutte le guerre e ai morti nei Lager tedeschi: saranno letti i nomi di tutti i deportati che persero la vita in Germania accompagnati dal rintocco dell’unica campana rimasta della Chiesa di Centa dopo il terremoto. Al termine ci sarà la commemorazione ufficiale del commissario comunale Giuseppe Mareschi.
Come scrisse il giornalista di Torlano Giovanni Comelli nel libro “Il martirio di Nimis” – che pure fu pubblicato dal Comune a ricordo dell’Incendio del paese – le fiamme incominciarono a «investire le prime abitazioni della periferia di Nimis verso le 17» di quel 29 settembre e continuarono poi fino al 1° ottobre. «Nell’incendio di Nimis sono andate distrutte 452 case, 318 rustici e si è perduto l’80% del patrimonio zootecnico. Nel Comune di Tarcento hanno trovato ospitalità 1800 persone di Nimis e nel Comune di Reana altre 400. Le altre in luoghi diversi. Era fatto divieto assoluto di rientrare in paese – peraltro doveva iniziare la vendemmia, ndr -, dove tutto era rimasto in balia dei Cosacchi. Solo dopo laboriose trattative, alle quali prese viva parte l’arcivescovo Nogara, fu concesso alla popolazione il permesso del rientro». Sicuramente determinanti, a tale riguardo, furono l’impegno e la mediazione del ricordato monsignor Alessio.
La tragedia di Nimis distrutta nel 1944 è stata efficacemente descritta anche in un diario che tenne suor Camilla Bendoni, madre superiora dell’Asilo infantile, e che venne dato alle stampe negli anni Ottanta dalla locale sezione dei donatori di sangue, allora presieduta dall’indimenticato Pierino Canciani, libro che contribuì a gettare nuova luce su quelle tremende giornate che la gente di Nimis dovette affrontare, integrando così la stessa importante ricerca di Giovanni Comelli e il diario del pievano del tempo, appunto Beniamino Alessio.

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In copertina, ecco borgo Centa dopo l’incendio nazifascista del 29 settembre 1944.

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