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(g.l.) Sceso il sipario sulle tradizionali manifestazioni epifaniche, culminate a Gemona nella bellissima e sempre sentita Messa del Tallero, ecco un “tuffo” nella storia del Patriarcato di Aquileia al quale gli stessi riti sono legati, soprattutto per quanto riguarda la suggestiva Messa dello Spadone di Cividale. Proprio oggi, infatti, alle 16, nella ex chiesa di San Michele, in largo Porta Udine, durante un incontro organizzato dalla civica amministrazione, sarà presentato il libro illustrato “Un regno tra la terra e il cielo – L’avvincente storia dell’ascesa e della caduta del Patriarcato di Aquileia”. Il volume è stato scritto da Lucio Pertoldi in collaborazione con Roberto Tirelli, fotografie di Stefania Minzoni, pittura modellini storici a cura di Nicola Zaramella, Alessandra Concina e Marco Moisè; revisione dei testi di Daniele D’Arrigo. L’autore accompagnerà il pubblico alla scoperta del Patriarcato di Aquileia con una breve video-lettura; interverranno gli storici Roberto Tirelli e Gabriele Caiazza. Tra gli enti sostenitori della importante iniziativa, c’è il Club per l’Unesco di Udine presieduto da Renata Capria D’Aronco.

La Basilica di Aquileia.

Ricordiamo che, come realtà ecclesiale, il Patriarcato di Aquileia è stato una delle più grandi diocesi e metropolie di tutto il Medioevo europeo. Fino all’811, infatti, la sua immensa provincia ecclesiastica arrivava fino al fiume Danubio a nord (Germania e Austria) e al lago Balaton a est (Ungheria), mentre a ovest si spingeva fino a Como e al Canton Ticino, nella Svizzera meridionale. A sud comprendeva, invece, l’Istria fino al 1751, anno in cui avvenne la sua soppressione con la istituzione delle Arcidiocesi di Udine e Gorizia. Nell’811, l’imperatore Carlo Magno portò i confini a nord, dal Danubio alla Drava. Vastissima era la diocesi aquileiese: il Patriarca sovraintendeva sulle diocesi suffraganee incluse nella sua giurisdizione metropolitana e ne nominava il vescovo. Nella sua diocesi svolgeva la funzione episcopale tramite suoi vicari e, per migliorarne la gestione, il territorio era suddiviso in arcidiaconati: Gemona, per esempio, faceva parte dell’Arcidiaconato Superiore e il parroco di Tolmezzo ancora oggi è chiamato arcidiacono. Oltre a esercitare l’autorità religiosa, i Patriarchi di Aquileia ottennero dall’imperatore l’investitura feudale (1077-1420) sul Friuli, compresa la Carnia, e in alcuni periodi storici i confini geografici e politici della Patria del Friuli – nata, appunto, nel 1077 e che aveva nel Castello di Udine il suo punto di riferimento – si estesero sino in Istria, nella Valle del Biois, in Cadore, Carinzia, Carniola e perfino nella più lontana Stiria. Il Patriarca di Aquileia ebbe la sua residenza in diverse località della diocesi, pur mantenendo sempre il medesimo titolo: la stessa città romana, dove c’è ancora la stupenda Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, poi Grado, con le sue tre Basiliche, Cormons, Forum Iulii (l’odierna Cividale) e Udine. Proprio Cividale il giorno dell’Epifania ha ricordato, grazie al ritorno post-pandemico della rievocazione storica, l’ingresso del Patriarca Marquardo, il cui Spadone aveva precedentemente “benedetto” la folla che si era raccolta in Duomo per la tradizionale Messa.

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In copertina, la storica bandiera del Friuli che ricorda il potere temporale del Patriarcato di Aquileia.

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